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CANZONI
Di seguito sono riportati i testi di alcune canzoni di Skoll




LE FATE DI PRAGA(ricordando Ian palach ed il suo sacrificio)



Le ragazze di Praga sono fate coi capelli nel vento

hanno vite segnate dalla fatica e qualche brutto momento

Ma quando andiamo a dormire, poi, ci fanno addormentare al loro ricordo

Le ragazze di Praga hanno capelli come grano d’agosto

se le guardi negli occhi rischi di perderti in un mare più vasto

Profondità che ci spaventa un pò, ha l’odore forte della libertà

Le fate danzano intorno a Ian

e quelle fate cantano insieme a Ian

le nostre fate pregano insieme a Ian

Ian è un segno che non passerà, Ian ha il profumo della primavera…

Le ragazze di Praga hanno vent’anni ma le han parlato dei carri

nelle piazze e nelle strade che non fanno camminare in avanti

E quando andiamo a dormire noi ci addormentiamo insieme ad un loro volto





NOSTRO ESODO

(per non dimenticare le vicende drammatiche dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia)



Cinque di mattina luna chiama sole

luci basse al porto chiusa la stazione

passa un gatto rosso passa un cane nero

sono a casa mia ma sono forestiero

niente nelle tasche siam persone sole

quattro foto e una valigia di cartone

straccioni armati schiacciano le nostre vite

il loro ghigno è sale sulle mie ferite

il pensiero sfiora mille volti accesi

il mio sguardo fissa quattro panni stesi

uguali alla mia gente attaccata e ferita

uguali a quest' Italia che da qui è sparita

Nostro esodo sai la mia gente qua muore, muore

nostro esodo e poi la mia gente scompare male

nostro esodo sai la mia gente qua muore, muore

nostro esodo sai si muore...

I miei occhi son quelli di mio padre

gli occhi di mio figlio son quelli di suo padre

quanto vale un sogno perso nell' intorno

quanto pesa un viaggio senza più un ritorno

ma son le persone che mi han già lasciato

i miei biglietti buoni per il mio passato

ci han tolto tutto ci han ormai già divorato

ma la nostra dignità non ha mai vacillato!





LA CONSOLAZIONE



Non pianger più amore mio caro

che questo e' il tempo di rifiorire

del tuo dolore non sono più ignaro

il volto bianco sta per scomparire

ti dirò come è dolce il sorriso

ti parlerò di ciò che ci afflisse

della mia terra e del mio viso

della mia idea prima che sparisse...

Non negar più il tuo sguardo stanco

che il giorno di sognare è giunto

scriviamo insieme questo libro bianco

l' ideale no non è ancora vinto

tutto sarà come al tempo lontano

l' anima sempre sarà com'era

tu tendi al cielo la tua destra mano

volerai libera forte e leggera

Bisogna che tu sia forte, bisogna

Sorvola su tutte le cattive cose

Ricorda, fai l'amore con ciò che in me sogna

Andiamo verso quelle sperdute rose

Suonerò lento un'aria di danza

vagherà come odore delicato

l'essenza pura riempirà la stanza

dentro alla luna mangerò il tuo fiato

tutto sarà come al tempo lontano

l' anima sempre sarà com' era

tu tendi al cielo la tua destra mano

volerai libera forte e leggera





VITTIME E CARNEFICI



Sento la linea del lamento che il cuore tuo sottende difende e poi vende al miglior offerente / in questa notte che mi offende per la facilità con la quale si sparge mollemente la viltà / e la realtà è un cuore gonfio di pietà, sarà, ma non mi piace niente questa gente che solo sente / l' amore il cuore l'amore il cuore vite da commozione treni senza locomotore / che viaggiano su strani amori mentre io già gusto i sapori che mi danno le mie azioni sotto questi soli / striscianti le emozioni vinte oramai le tentazioni dai miei sogni fatti in un respiro già ambizioni... /

Tu non lo sai, ma siamo lacrime e poesie

e non lo vuoi, saremo le tue malattie

ascolterai violenti e dolci litanie

e adesso vai perduto nelle tue manie

Ascolta il vento della colpa che sotto questa volta ci unisce ci abbraccia e poi ci riconta / è una rivolta al gioco mai passato fatto di massacro lento e nella storia diversificato / fuoco incrociato che falcia sempre noi contento tu che puoi accanirti col tuo odio verso noi / ma tu lo sai che un giorno pagherai per la morte che hai versato dolore già disseminato / scottato dai volti che hai lasciato hai tradito e abbandonato il cuore per cui un giorno fosti in superficie assai legato / ma sei annegato nel vuoto sentimento pianto addosso tra pietà parole e vecchio tradimento... /



EVITA
Caduti i muri e unito il mio popolofu lo scopo della mia vitama siete ancora indietro, perche' ?inganno delle illusionicreduto a troppi baglioriHo raccolto solo rose e amoredifeso donne e bambinistelle cadenti del cielo che e'questo mio popolo fierosu questo mare guerrieroMa il fuoco dov'e'? L'Argentina lo sa, brucia dentro al mio cuoreQuesta terra non ha i colori che vuoi, i colori piu' accesi...Son le parole che vuoi, queste parole per noi;son le parole che vuoi, queste parole...

LE STRADE DI BUENOS AIRESLe strade, le strade grandi di Buenos Airesportano diritto alla piazza del mio cuorenasce un polemico contrasto con un passato che non muoreil bambino coi suoi anni renditi conto che sa mascherare bene il suo più vivo dolore...Le strade, le strade bianche di Buenos Airessempre piene di gente e facile clamorepoco importa che tu abbia un 10 dietro a una maglia di palloneoppure 10 figli da sfamare per un altro giorno dopo essere tornato senza niente dalla stazione!Strade su strade... a Buenos AiresStrade su strade... a Buenos AiresStrade su strade... a Buenos AiresStrade su strade... a Buenos AiresLe strade, le strade vive di Buenos Aireshan vissuto di certo momenti migliorie visto uomini di vertice superiori a quei vigliacchi impostoriche mentre il popolo muore giocano a golf vestiti di bianco per l'occasione!Le strade, le strade spente di Buenos Aireshan già pagato il conto con la storiae han stretto forte i propri figli a cui è sfuggita una vittoriasia essa un metro nella trincea della periferia, il riso di una donna o un gol ai mondiali per la gloria.(.....)




IN UNA NOTTE (brano contro la droga e contro l' aborto)
Cuori che si stringono nellavia
lacci intorno a braccia e sia
E poi il sangue gonfia le vene
e lui illuso per stare bene
Guanti bianchi sfiorano lei, che dentro al grembo ha
figlio senza madre ne' dei, che triste e' la realta'
E poi il rimorso aggrava le pene
per lui soltanto ceri sciolti nelle Chiese
Quello che la vita ti da' , dipende solo da te
ma piano, piano mi accorgo che, e' una notte notte
Sciogli quei capelli perche' , donna vera io trovi in te
ma piano, piano mi accorgo che, e' una notte notte...
Persa - la vita che volevo - adesso che rincorro una luce che vedevo e mantenevo -
miraggio - ostaggio a breve raggio - di questi tempi che non perdono il piacere di zittire e di ridire - su quelli che volevan dire - uscire dagli schemi preconcetti del tempo moderno - inverno - che ci vuole malati e impreparati -eppure siamo qua tenaci ed armati - a dire basta all' idra dell' appiattimento - sgomento e' quel che provochiamo nella gente che rinviene in questo tempo - a stento mentre il vento - sibila amplifica riporta ai cuori - i valori della Tradizione e' nostra l'ambizione - di ritornare ad affermarli perche' scocca l'ora della guerra santa - che vanta - qualsiasi e' l'era - l'onore la lealta' la fedelta' e la giustizia alla scacchiera...
(...)




SIAMO SOLO CUORE

Una finestra che guardi sull' anima l' hanno gia' inventata, sono i tuoi occhi;
tagliati alti sono una scogliera che si appresta a lottare per resistere all'onda ;
tu sei come me...
Le anime stanche piegate oramai, non pensano a rialzarsi piu'
ma quello che ho dentro che tuona oramai mi chiede di uscire e fare guai e sia...
Tra le stelle io sacrifico la ragione
perche' in me l'altare pretende solo il cuore
il potere sai sublima nell' onore
mezzi uomini a voi lascio le parole, solo le parole...
Una laguna che plachi l' anima ce l' ho qui di fronte, e' la tua pelle;
scura e liscia e' un rifugio santo che protegge la nostra nave dopo la tempesta;
loro invece sono...
(...)


COSMO O MICROCOSMO
microcosmo:
E' l' amore che ci fa credere in quello che forse non c'e',
e' l'onore che ci fa scendere in piazza a salvare le idee,
la passione che ci consuma bruciando e spendendo un'eta',
il sapore di cio' che e' giusto ci spinge a non chieder pieta'...
Sono parte di te, sono parte perche'
nella vita ho imparato a dire no,
ed il cuore che c'e' ed il cuore e' per me
voglio spenderlo e non tenerne un po',
e l'amore che dai e l'amore che fai
non sprecarlo e non lo scordare mai...
cosmo:
Il dolore si schianta dentro ai deserti di queste citta',
delusione per questa gente arruolata e piegata ad un cliche',
il candore di bianca polvere ammette scioccanti tribu',
la visione di un mondo finto vi spinge ad accender tivu'...
(...)



DENTRO AL NOSTRO CIELO
...E gli astri segnano i nostri cuori che non si fermano
dentro alla polvere argento di stelle che ci guidera'
e poi domani tornera' il sole
e' nell'alba il fuoco vivo dell' azione.
Il cielo e' la mappa degli spiriti belli che non si arrestano
dal fango del progresso collettivo le ali aprono
e poi domani tornera' il sole
e' nell'alba il fuoco vivo dell'azione
all'orizzonte sta tornando il sole!
Il viola e' il colore delle nubi piu' fiere , tra tuoni e fulmini
sprigionan forza e volonta' di vita come noi uomini
e poi domani tornera' il sole
e' nell'alba il fuoco vivo dell'azione
all'orizzonte sta tornando il sole!




MONSIEUR HENRY (brano controrivoluzionario)
Quel tramonto appare brace, scalda la carne e anche di piu';
il Sacro cuore qui morto giace, lacrime e sangue scendon giu'...
e' il miraggio di una terra che bruciata e odiata dall'ira di chi francese e' come te.
Sta suonando una marcia sbagliata , ti chiedi perche'
i tuoi sogni se li porta con se'
sono cuori di schegge di pietra , tu li odi perche'
hanno ucciso, han distrutto ma io sono li' con te , tornero' da te.
Quella notte e' un cane sciolto, ringhia alla terra che essa fu
ed il tuo amore e' senza volto, e' meglio sorvolarci su
(...)


MASSUD


Il presente, si sa, è avaro di riconoscenze meritate; quelle, appartengono infatti sempre al futuro: “La Storia ci darà ragione”, scandivano nei cortei di qualche decennio fa, cogliendo il senso della vita e della lotta, i giovani sconfitti...

Ai condottieri ed ai capi popolo, poi, il destino più beffardo: sputi in vita ed applausi ai funerali.

E così, gli applausi, migliaia di applausi, ritmarono l' ultimo giorno in Terra del “Leone”; coronarono una vita poetica fatta di lotta santa per la libertà e di sogni rincorsi e mai realizzati...

Nato nel 1953 nell'estremo nord dell'Afghanistan, Ahmed Shah Massud costruì il proprio destino intrecciandolo continuamente con la storia recente della propria Nazione.

Quando, nel 1978, prese ufficialmente il potere in Afghanistan, il minoritario partito comunista locale (PDPA) in seguito alla Rivoluzione di Aprile ideata ed sostenuta dall'Unione sovietica, il giovane Massud, che a quei tempi passava le proprie giornate pregando Allah e studiando ingegneria presso l'Università di Kabul, iniziò a farsi notare per lo spirito ribelle ed inquieto.

Colui che in futuro sarebbe stato soprannominato dai suoi uomini il “Leone del Panshir” a causa della terra d’origine e delle indiscusse capacità militari, già allora non appariva, infatti, attratto da una vita sedentaria ed incolore.

In seguito alla laicizzazione dello Stato imposta dal governo fantoccio di Kabul (pilotato in verità direttamente da Mosca) ed all'attacco, portato dallo stesso, al Tradizionalismo vivo del popolo afgano, Massud decise di ritirarsi tra le montagne dell’Hindukush per dar vita alla resistenza anti sovietica.

Fu così che Corano e moschetto, sangue e disperazione si mischiarono tragicamente insieme, in un'eroica e poetica guerra di liberazione nazionale.

Mentre Mosca decideva nel 1979 di impiegare direttamente l'armata rossa per imporre definitivamente il comunismo in Afghanistan - il governo filo sovietico di Kabul, infatti, pur ricorrendo alla politica del terrore, all'utilizzo massiccio dell'esercito e, soprattutto, ai terribili servizi segreti afgani (KHAD) preparati per anni dal KGB, non fu mai in grado di placare la ribellione popolare - i mujhaeddin (soldati della Fede) dettero prova della loro grandissima forza d'animo e coraggio combattendo strenuamente per la libertà.

L'Afghanistan dimostrò così al mondo di cosa fosse fatto il suo popolo, un popolo da sempre diviso al proprio interno ma in grado di riunirsi e di ricompattarsi di fronte al nemico straniero.

Nel 1992, dopo una lunghissima guerra nella quali i sovietici si macchiarono di spaventosi crimini sulla popolazione che costarono all'Afghanistan quasi un milione e mezzo di morti, l'Armata Rossa ed il regime comunista afgano vennero definitivamente sconfitti.

L'Afghanistan libero si ritrovò così “costretto” a confrontarsi con la pace pur non conoscendo, oramai, nient' altro che la guerra...e da libero l'Afghanistan conobbe ancora guerra.

I mujhaeddin si divisero in fazioni e lo scontro derivante da questa divisione si spostò, ben presto, dal piano politico a quello militare.

Kabul si trasformò in un campo di battaglia sopra il quale i miliziani fondamentalisti di Hekmaktiar e del generale Dostum (appoggiati dal Pakistan) si scontrarono violentemente con le truppe di Massud.

Nel 1994, l'Afghanistan era divenuto un Paese in cui l'anarchia e la sofferenza dominavano incontrastate; un Paese il cui futuro non appariva altro che un giorno nero senza speranza.

Nel dolore e nell'abbrutimento del popolo afgano si inserirono i Taliban.

Afgani di etnia Pashtun provenienti dai campi profughi pakistani, gli “studenti di sapienza islamica” piuttosto facilmente presero il potere in Afghanistan: il popolo, provato ed umiliato dalla guerra civile, non desiderava altro che pace e stabilità ed i Taliban, nella loro semplicità politica, promettevano abilmente una ricostruzione nazionale.

Dopo aver conquistato Kabul nel 1996 ed aver “schiacciato” nel nord del paese Ahmed Shah Massud (l' unico comandante che, in quegli anni, difese la capitale afgana fino alla sconfitta), il movimento dei Taliban mostrò al mondo e, soprattutto all'Afghanistan, il suo vero volto…



Primi giorni di settembre dell'anno 2001.

Ahmed Shah Massud combatte stancamente la sua guerra.

Sono vent’anni che combatte: prima contro i sovietici, poi contro gli oppositori integralisti, infine contro i Taliban.

Il Leone del Panshir ha speso i suoi anni migliori lottando per la libertà, non è esente da colpe e morti di troppo, ma ha sempre percorso - non è poco - le vie dell'etica e dell'onore militare.

I tempi, però, cambiano e gli altri, i terroristi mascherati da soldati che la Storia non ricorderà mai, se ne fregano della morale e della romantica poesia di una guerra giusta nei fini e nei mezzi.

Così accade un giorno che due briganti arabi, fedeli a Bin Laden e travestiti per l'infame occasione da giornalisti televisivi, decidano di farsi saltare in aria ponendo fine alla vita di un Leone, di un Leone di nome Massud.

“Allah è grande” avranno gridato i traditori saltando per aria e portando a termine la loro missione;

“Allah è grande” urlava, ugualmente, il Leone quando si scagliava sui nemici della Patria afgana...

Eppure oggi, nella casa di Allah, nella casa di Dio, siamo convinti che si senta solamente un unico suono, un unico suono tragico e fiero: non è il rumore cupo della dinamite, bensì il ruggito Santo di un Leone...