Fede ed eroismo: tratti rilevanti dell'anima portoghese

(di José Narciso Soares su Radici Cristiane n. 14)

“Giardino alla riviera del mare piantato”
Brillantemente declamato nei dieci canti di Os Lusíadas dal più universalmente rinomato dei poeti portoghesi, Luis de Camoens, quale “giardino alla riviera del mare piantato”, non solo per il suo paesaggio verdeggiante e accarezzato dal calore del sole, ma soprattutto per le caratteristiche umane che questa terra ha generato e per l’eroica epopea del popolo che vi risiede.
Quando mi è stato proposto di descrivere in poche righe l’anima portoghese per “Radici Cristiane” ho sentito, simultaneamente, un grande piacere e una non piccola sfida.
Infatti, scrivere e riflettere sulla storia portoghese è un esercizio gratificante perché ci permette di capire che essa mantiene nel suo percorso uno stesso centro di gravità. Vista dall’ottica cattolica ci rendiamo rapidamente conto che la Divina Provvidenza ha sostenuto la nazione portoghese lungo i suoi oltre otto secoli di esistenza.
E anche chi non vede la nostra storia come ispirata dalla filosofia del Vangelo deve riconoscere l’innegabile influenza che la Chiesa ha avuto sempre nel rifiorire della sua cultura, della sua arte e della sua civiltà.

Il fondatore della Nazione
Diamo uno sguardo con un certo retrocesso storico su questa “anima portoghese”, per comprendere meglio la sua genesi e sviluppo. Dal matrimonio di un conte di Borgogna con una principessa spagnola nacque, nel XI secolo, il padre e conquistatore della terra lusitana, Don Afonso Henriques. Da Guimarães, culla del suo braccio giustiziere, partirà la Gesta Dei per portucalensis.
Personaggio di visione, guerriero senza macchia, diplomatico astuto ma compenetrato di sentire cristiano, quando assumerà le redini del potere scatenerà con vigore indomito la riconquista del suolo lusitano, intraprendendo con l’aiuto dei crociati la conquista di Lisbona dai mori e gettando, definitivamente, le fondamenta del Paese al quale demarcherà le frontiere tutt’oggi esistenti, le più antiche dell’Europa occidentale.
Nonostante sia stato lungo, il regno di D. Afonso Henriques, cugino di San Bernardo di Chiaravalle, non ebbe un consolidamento facile dovendo lottare in diversi fronti per lasciare un Paese unificato ai suoi diretti successori.
Stabilite sicure frontiere, aprì le strade all’evangelizzazione da parte della Chiesa e riconobbe nel miracolo di Ourique, l’apparizione di Cristo Crocifisso secondo vecchissime tradizioni storiche, una benedizione per l’azione decisa con cui, ancora giovane, diede avvio alla Riconquista.
Dal genio intraprendente di D. Afonso Henriques nascono istituzioni solide e durature. Il Portogallo avrà, come vedremo, re e dirigenti di grande statura morale, anche se non in ogni momento.

Incomincia a rifiorire la civiltà cristiana
Dopo l’ultimo re della dinastia alfonsina, il Portogallo affronterà la sua prima grande crisi d’identità. Alla felice conclusione di questa vicenda giungerà, come riconoscono storici autorevoli, al suo periodo aureo. Ma prima di entrare in questa fase della sua storia, diciamo qualcosa sull’influenza che la Chiesa diede alle arti e alla cultura in genere.
A Coimbra, sotto gli auspici del Re Don Dinis, è fondata l’università dove una pleiade di uomini di grande valore insegnano la teologia, la filosofia, le scienze. Nella stessa città, il convento di Santa Cruz, dove riposano le spoglie mortali del primo re, costituisce un altro polo d’irradizione d’intensa vita monacale e culturale.
Ancora a Coimbra c’è anche il convento di Santa Clara, tesoro che ospita la tomba di Santa Isabella, principessa spagnola maritata al Re trovatore. Dallo splendore del Medioevo nasce il monastero di Alcobaça, bellissimo esempio dell’archittetura del tempo, spazio privilegiato che segnò l’Europa, sigillando nelle sue pietre lo spirito di quei secoli.

Il ruolo del Beato Nuno Álvares Pereira
Agli sgoccioli del secolo XIV scoppia una grave crisi dinastica e a risolverla ci pensa la figura senza pari del connestabile Nuno Álvares Pereira. Militare eccezionale, uomo di vita esemplare per il quale le virtù dell’umiltà e della carità non sono forme di retorica, egli ottiene - con l’uso ponderato della forza delle armi e col suo innegabile carisma – di mettere sul trono colui che la storia chiamerà il padre della Inclita Generazione: Don Giovanni I.
Il Beato Nuno Álvares, di cui il processo di canonizzazione ha ripreso a camminare dopo alcuni ostacoli nel passato recente, ci ha lasciato quale ex voto per una delle sue più grandi vittorie militari, il monastero di Batalha (battaglia, appunto), un monumento di rara bellezza che dalle armonie gotiche della sua archittetura non conclusa, proietta una luce intensa su quel periodo storico e sul pellegrino che viene a visitarlo nel suo passaggio per il Portogallo.

I secoli aurei
Il secolo XV inaugura una stabilità politica che succede al turbolento periodo anteriore e si apre con grandi orizzonti di importanti conquiste territoriali e di espansione della fede cristiana ai quattro angoli del mondo allora noto.
In questa fase va messa in rilievo la figura eminente dell’infante Don Henrique che con la spinta data dalle conoscenze nautiche della Scuola di Sagres da lui fondata, aprirà nuovi mondi al vecchio mondo.
Nel breve spazio di questo articolo è impossibile menzionare tutti i re, i diplomatici, i militari, i navigatori e i religiosi che diedero corpo alla gigantesca epopea dei Descobrimentos, le scoperte, che la vera storia deve scrivere in caratteri d’oro, blu e porpora. Nella torre di Belém e nel monastero dei Jerónimos, entrambi ai margini di Lisbona, rimangono immortalate quelle azioni grandiose.
Uomini di fede senza macchia e di eroismo indiscutibile, dobbiamo rendergli qui il giusto omaggio. Certo non sarebbe oggettivo non riconoscere che ci fu, qua e là, qualche eccesso naturale alla condizione umana, qualche ombra registrata nelle cronache del tempo. Ma la vera storia non può essere cancellata da quel revisionismo che cerca la sua ispirazione nelle acque torbide del nichilismo contemporaneo.

Incomincia il tramonto
Dopo essere giunto allo zenith, come il sole del mezzogiorno che si avvia sulla strada del tramonto, anche il Portogallo si avvierà, seppur lentamente, sulla stessa strada. Inserito in un continente che è al vertice del mondo civilizzato, e ricevendo da esso i buoni e i cattivi venti, il Portogallo dovrà ingoiare il sorso amaro della decadenza religiosa e culturale, del declino economico e della perdita d’influenza politica.
Col Rinascimento inizia a delinearsi una silenziosa rivoluzione tendenziale che, tornando indietro nel tempo, vuole bere alle fonti del paganesimo greco-romano le acque che dovranno “lavare” la vita culturale del tempo.
La trascendenza morale cristiana passa a un secondo piano a scapito della dottrina machiavellica del “fine giutifica i mezzi”, la quale guadagna proiezione e spazio. Dal governo organico, in cui i corpi intermediari servono a controbilanciare il potere, si passa al governo assoluto – causa remota del crollo delle monarchie europee – che amministra, domina e controlla tutto.

Dal barocco all’illuminismo dispotico
Ma prima di parlare di questo assolutismo regio, non si può tralasciare il periodo aureo del barocco portoghese. Don Giovanni V lasciò un riguardevole patrimonio in questo senso. Forse l’opera più ricordata è il convento di Mafra.
A causa del bel paesaggio che lo circonda, della sua maestosa grandezza e della proporzione delle sue linee, esso ancora oggi fa le delizie dei portoghesi e degli stranieri che lo visitano. Il barocco ha lasciato anche segni indelebilii in altri luoghi.
Nelle chiese di Porto – São Francisco, Clérigos – come nei palazzi di Viana do Castelo, Vila Real, Coimbra (cappella dell’Università) e Lisbona, molti sono i monumenti che ritrattano con fedeltà l’esuberanza trionfale di quest’arte.
Nel secolo XVIII, in Portogallo come in altri Paesi di Europa, apparvero uomini che personificarono la politica assolutista. Sebastião José de Carvalho e Melo, più noto come Marchese di Pombal è l’emblema dell’epoca.
Intelligente, spregiudicato, anticlericale, dispotico e illuminista è, paradossalmente, ammirato da una casta di politici non illuministi. Il Paese assiste a una persecuzione religiosa mai vista. Pombal riesce, con frodi e cospirazioni, a cacciare i gesuiti dal Regno e perseguitare ogni avversario che gli attraversa la strada. I tempi moderni si aprivano con gli odori malefici di una dittatura illuminista.

La nazione si solleva contro Napoleone
In seguito a queste scosse si vedranno ancora straordinari atti di eroismo. In occasione delle invasioni napoleoniche del 1807-1809, che travolsero la peninsola iberica, fu il popolino che, appoggiato dalle autorità religiose e politiche, insorse in massa contro l’esecito invasore e inflisse una umiliante sconfitta alla più formidabile macchina di guerra del tempo.
Un sollevamento popolare che evoca quello vandeano, quando il popolo si alzò contro le false promesse di libertà della Rivoluzione del 1789 e che ebbe un bilancio di migliaia di contadini annegati nel sangue della repressione.
Più tardi il Portogallo venne scosso dalle guerre civili fra liberali e miguelisti; seguirà il periodo costituzionale con le sue contradizioni e l’alternanza di partiti che sboccherà nel crollo della monarchia e nel regicidio, e infine arriva nel 1910 l’imposizione della Repubblica.
Fu in quel periodo che il Paese conoscerà il giacobinismo più radicale della sua storia (1910-1918). In reazione ad essa sorse lo Stato Nuovo di Salazar (1933), travolto dalla Rivoluzione dei Garofani nel 1974. Il resto è ciò che vediamo oggi. Assieme a un innegabile sviluppo economico, il Portogallo conosce oggi una crisi senza precedenti in materia di principi e valori.
In quest’ultima fase non sono mancati gli esempi di eroismo che hanno contraddistinto sempre la storia lusitana. Scrittori, pensatori, ecclesiastici, militari e politici si sono ribellati agli “ordini” imposti dall’alto.
In ciò troviamo un filo conduttore che parte da Don Afonso Henriques e arriva ad oggi. È necessario tuttavia tenere conto delle differenze storiche, giacché vedere gli avvenimenti fuori dal suo contesto storico sarebbe uno sbaglio.

Una fede fondante della Nazione
Abbiamo messo finora più in rilievo l’eroismo che la fede. Diciamo dunque in modo succinto qualcosa sugli avvenimenti storici che riflettono questa fede del popolo lusitano.
Chi ha visitato la stupenda chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi a Roma avrà potuto apprezzare l’immenso affresco che copre la sua volta e che rappresenta l’apparizione di Cristo Crocifisso al primo Re Afonso Henriques, il quale riceve dagli angeli la corona e l’insegna con le cinque piaghe, queste ultime ancora oggi presenti nello stemma nazionale.
Tutto ciò avvenne alla vigilia della battaglia di Ourique contro i musulmani nel luglio 1139. La tradizione ritiene questo fatto una sorta di atto fondazionale della nazione.

Da subito dopo la comparsa di Don Afonso Henriques, la Madre di Dio coprirà sempre con maternale premura questa terra. A Lei verrano consacrate chiese e cattedrali da Braga, all’estremo nord, con la sua cattedrale di Santa Maria, all’estremo sud, con la cattedrale di Santa Maria dell’Occidente a Faro.
La gente comune ripagherà i favori con una devozione filiale e amorosa al Verbo Incarnato e a Sua Madre. Nella crisi dinastica del 1385, il Beato Nuno Álvares, paladino della devozione del popolo alla Madonna, dedicherà il monastero di Batalha a Santa Maria della Vittoria.
Nella difficile congiuntura del 1640, quando il Portogallo cerca di recuperare l’indipendenza perduta, il Re Giovanni IV consacra i suoi regni e domini all’Immacolata Concezione, molto prima della dichiarazione del domma (1854) e la Madonna lo favorì abbondantemennte nel suo tentativo.
Nel secolo XIX, la Regina Donna Maria ordina la costruzione a Lisbona della prima Basilica dedicata al Sacro Cuore nel mondo.
Nel 1917, la Madonna apparve a Fatima. Non vedere la relazione profonda del Portogallo col cattolicesimo in questi avvenimenti è coprire il sole con un dito.

I due poli di attrazione
Come epilogo a queste considerazioni vorrei dire qualcosa su certi tratti dell’anima portoghese messi in evidenza dalla storia. Come tutti i popoli, quello portoghese ha momenti di luce e di ombra, alti e bassi, imprese grandiose e fatti mediocri. Questa dualità lo ha accompagnato dall’inizio fino agli attuali momenti.
Quando la generosità lo spinse nei grandi ideali, questa sua anima si espandeva in movimenti di slancio senza riserve e di amore senza frontiere; quando invece la piccolezza della vita quotidiana gli offuscava l’orizzonte, la mediocrità superava il sogno e l’avidità materiale lo chiudeva su se stesso.
Eppure, quando un amore viscerale gli toccava il cuore, niente e nessuno fermava questo suo slancio. Queste caratteristiche tuttora esistenti, in modo patente o latente, saranno le protagoniste della sua storia futura.

Fede ed eroismo: tratti rilevanti dell'anima portoghese | TESORI-EUROPA | CR