Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia - Wikipedia




Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia

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Bandiera dell'EVIS


L'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia (EVIS), creato da Antonio Canepa (conosciuto con lo pseudonimo Mario Turri), che ne fu il primo comandante, ebbe vita nell'aprile del 1944 come vera e propria formazione armata separatista nel solco dell'esperienza del Movimento Indipendentista Siciliano.
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Storia [modifica]

L'EVIS nacque nel 1944 come gruppo di lotta armata, ma anche primo nucleo di quello che sarebbe dovuto diventare l'esercito regolare della Repubblica Siciliana, in risposta alle continue violenze che venivano perpetrate dalle forze dell'ordine italiane ai danni di sedi ed esponenti del Movimento Indipendentista Siciliano (MIS).
Esso si prefiggeva da un lato il sabotaggio del governo italiano con azioni di guerriglia, dall’altro di imprimere al processo indipendentista siciliano una soluzione repubblicana. Alla sua costituzione, l'EVIS non verrà pubblicamente riconosciuto dal MIS, e osteggiato da alcuni suoi dirigenti, come Antonino Varvaro, che uscirà dal MIS e finirà nel PCI.
Organizzato in gruppi, fu inizialmente formato da circa cinquanta giovani, aveva una uniforme, si riuniva ed operava in clandestinità. Il modello applicato era quello dei partigiani jugoslavi, ma Canepa, improvvisato militare, non ne ebbe il tempo perché morì un paio di mesi dopo.
Con l'uccisione di Antonio Canepa, avvenuta in contrada Murazzu Ruttu vicino Randazzo (CT) insieme ad altri due militanti in un conflitto a fuoco con i carabinieri il 17 giugno del 1945 l'EVIS subì uno sbandamento.

Salvatore Giuliano


Oltre all'Evis nacque anche nell'ottobre del 1945 la Gioventù Rivoluzionaria per l'Indipendenza Siciliana (GRIS), e a capo di queste formazioni arrivò un altro leader del Mis, Attilio Castrogiovanni, e dopo il suo arresto, il suo posto fu preso da Concetto Gallo (pseudonimo Secondo Turri o Turri II). I vertici del Mis, sia i separatisti catanesi come Andrea Finocchiaro Aprile, legati ai nobili Guglielmo e Ernesto Paternò Castello di Carcaci e Paternò Castello - Marchese di San Giuliano che dell'ala palermitana, dove emergevano il Barone Lucio Tasca d'Almerita, il Barone Stefano La Motta di Monserrato ed il principe Giovanni Alliata Di Montereale avallarono nell'agosto '45 l'alleanza con Salvatore Giuliano, che fu nominato colonnello dell'Evis e con la banda dei "Niscemesi". Cambiò quindi la lotta: si misero in atto azioni terroristiche contro i carabinieri e l’esercito.
Nel maggio del 1946, quando venne concessa l'autonomia speciale alla Sicilia, ormai la guerriglia separatista era condotta solo dalle bande, il resto o era in galera o si era sciolto. Giuliano invece rifiutò di deporre le armi e continuò con la sua banda la lotta che lo avrebbe portato al suo assassinio.
È curioso notare che epigoni dei separatisti, nel 2008, portarono il vessillo dell'EVIS fra le altre bandiere che si riconoscevano nella Sicilia durante una manifestazione al Palasport di Acireale dove era partita la campagna elettorale del Mpa.[1]
Note [modifica]


  • ^ Emanuele Lauria, "Sicilia, finita la fronda di Miccichè, posto di Ministro per il Sì a Lombardo" - La Sicilia del 25/02/2008

Bibliografia [modifica]


  • GAJA F., L'esercito della lupara, Maquis Editore, Milano 1990.
  • CANEPA A., La Sicilia ai siciliani!, Catania 1944 (Pubblicato con lo pseudonimo di Mario Turri).
  • MARINO G.C., Storia del separatismo siciliano 1943-1947, Editori Riuniti, Roma 1979.

Voci correlate [modifica]



Collegamenti esterni [modifica]