UNIONE EUROPEA: MIGUEL AYUSO, SI RISCHIA NUOVO TOTALITARISMO
(Lettera Napoletana) Il prof. Miguel Ayuso Torres, docente di Scienza politica e Diritto Costituzionale all'Università Comillas di Madrid e presidente dell'Unione Internazionale dei Giuristi Cattolici, è uno dei più acuti studiosi dello Stato moderno e della sua deriva totalitaria. Per conto del Consiglio di Studi Ispanici Filippo II ha partecipato nei giorni scorsi a Napoli ad un Convegno di studi su "Il diritto naturale come criterio". LN gli ha rivolto alcune domande sul progetto di costruzione dell'Ue dopo le elezioni per il parlamento di Strasburgo.
D. Il progetto di costruzione dell’Unione europea sta incontrando una opposizione crescente, dovuta all'impoverimento di milioni di persone nei Paesi del Sud Europa determinato dall'euro ma anche alla ingerenza dei tecnocrati della Ue in molti settori della vita. Come valuta queste difficoltà?
La tecnocrazia crea quello che viene definito il "deficit di democrazia" delle istituzioni Ue. Anche se riuscisse a varare alcuni provvedimenti di "buon governo" essa rende evidente l'inganno della democrazia totalitaria e contribuisce ad allontanare dei cittadini dalla partecipazione politica, che è già indebolito nella democrazia moderna anche se non annullata. Direi che la tecnoburocrazia della Ue (in realtà una specie di criptocrazia) si allontana sempre di più anche dalla democrazia moderna e pone una serie di problemi, teorici, pratici e di ordine tecnico. Questi ultimi - anche se possono essere considerati meno importanti - non si possono trascurare, perché interferiscono con la vita dei popoli. A partire dal 2004, data del fallimento del tentativo di varare una Costituzione europea, e del successivo Trattato di Lisbona (2007) sono apparse più chiare le difficoltà dell'Ue, che la lunga crisi, più finanziaria che economica, che stiamo attraversando ha poi ormai drammatiche. Mi riferisco in particolare alla mancanza di un'identità sufficientemente omogenea e solidale dell'Ue che sia in grado di conciliare gli interessi comuni con quelli opposti, sia in politica estera (atlantismo inglese, 'differenza' francese, o via tedesca?), che in economia (stabilità o flessibilità?) ed ai problemi di tenuta (fino a quando si deve pagare per l'Ue e chi incassa?). Tutto questo in presenza a leggi sempre più oppressive ed esoteriche.
D. Ritiene che ci siano elementi di totalitarismo nel progetto dell'Unione europea?
Direi che l'epoca del totalitarismo non è finita. Alcuni degli Stati totalitari sono scomparsi con la fine della seconda guerra mondiale, ma altri si sono rafforzati, proprio dopo il secondo conflitto mondiale, negli ultimi decenni. Sono Stati totalizzanti (post-totalitari), quelli del "Welfare", come le socialdemocrazie europee, che hanno creato dei sistemi capitalisti nella produzione, socialisti nella distribuzione e laicisti nella morale. Si tratta di un totalitarismo light, del tipo di quello profetizzato da Tocqueville. Il progetto di costruzione dell'Ue è imbevuto di questo spirito. La sua tendenza totalitaria si rafforza tanto maggiormente in quanto esclude le comunità naturali. Non va dimenticato che gli antidoti al totalitarismo sono la subordinazione del potere politico ad un'etica oggettiva ed il radicamento delle comunità naturali.
D. I tecnocrati dell'Ue si sono trovati volte in contrasto con la tradizione cattolica di diversi Paesi, dal rifiuto di richiamare le radici cristiane dell'Europa nella Costituzione Ue, al divieto imposto all'Andorra di emettere euro con l'immagine di Cristo, ai tentativi di favorire l'introduzione o l'estensione delle legislazioni abortiste in Ungheria ed in altre Nazioni. Ritiene che per i cattolici sia difficile convivere con il progetto dell'Unione Europea?
La laicità ed il laicismo (in realtà si tratta di due versioni della stessa ideologia) sono il marchio di fabbrica del "progetto di costruzione europea". Come lo furono in passato nella nascita degli Stati moderni, dopo le rivoluzioni liberali di fine '700 ed inizio '800. Ma le antiche nazioni erano nate cristiane, e dunque la Rivoluzione ha dovuto cancellarne l'origine per lasciarle orfane. La nuova Europa, invece, è nata già orfana. La Chiesa, fino a qualche tempo fa, ha opposto al costituzionalismo la "costituzione cristiana degli Stati" o meglio, la res publica christiana. Ora, invece - come è già avvenuto con le costituzioni nazionali, tra le quali quella spagnola - sembra accontentarsi di un riferimento alle "radici cristiane", o dell'"eredità cristiana". Ma questo significa ammettere implicitamente la morte dei propri principi perché non c'è eredità senza un de cuius. Di fatto, si tratta di un allineamento, nel linguaggio e nella linea di azione, alle democrazie cristiane.
D. La Commissione europea scavalca i governi nazionali e considera interlocutori, per esempio per l'assegnazione dei fondi, le Regioni d'Europa. Si tratta di una ulteriore limitazione della sovranità nazionale. Condivide?
Gli Stati-Nazione, scaturiti dall'Europa nata dalla pace di Westfalia, nel 1648, sono stati responsabili della prima forma di globalizzazione nei confronti dell'universo pluralista della Cristianità. Bisogna però ammettere che hanno una base morale più solida della evanescente Unione europea. Oggi questi stessi Stati nazionali sono vittime di una seconda globalizzazione, quella in atto. Certo, la Nazione ideologica ed escludente si contrappone a quella affettiva ed inclusiva, ma conserva ancora alcuni elementi naturali nelle relazioni politiche che il processo di razionalizzazione e di secolarizzazione attuato dagli Stati moderni progressivamente abolisce. Per esempio il concetto di cittadinanza come "patriottismo costituzionale" può convivere facilmente nel contesto della "costruzione europea", ma meno in quello di una "Nazione". Quanto alle regioni, apparentemente il rapporto con l'Ue potrebbe sembrare in linea con il principio di sussidiarietà, ma in realtà si tratta del contrario, cioè dello svuotamento delle funzioni degli Stati europei a vantaggio dell'Ue.
D. Le elezioni per il parlamento europeo hanno fatto registrare una forte avanzata dei partiti "euro-critici", alcuni dei quali hanno nel proprio programma l'uscita dall'euro. Pensa che l'intero progetto Ue sia a rischio?
Francamente non credo che l'avanzata dei partiti critici verso l'Ue, per quanto rilevante alle ultime elezioni, riuscirà a bloccare il progetto dell'Ue. Il progetto di "costruzione europea", avviato nel secondo dopoguerra, si basa sul federalismo funzionalista, sul laicismo, e sull'economicismo, tutti elementi che si affermano in un contesto di declino degli Stati, caratterizzato in modo contraddittorio - come è tipico dei periodi di crisi - dalla snazionalizzazione e dall'avanzata della tecnocrazia. Comunque, la cosa più importante non è l'architettura istituzionale con la quale il "progetto di costruzione europea" si realizza quanto lo "spirito europeista" che ne è alla base e che è guidato dalle autoreferenziali élite pro-Ue che dominano gli Stati europei e le organizzazioni internazionali.
D. Sulla base della dottrina sociale della Chiesa su quali pilastri dovrebbe poggiare un processo di integrazione europea?
Gli stessi principi sui quali deve poggiare uno Stato. Il riconoscimento dei diritti di Dio e della legge naturale come fondamenti dell'Ordine politico ed il principio di sussidiarietà per regolare i rapporti tra i gruppi sociali e le comunità naturali. Il laicismo nega i diritti di Dio, sia nelle forma detta inclusiva dell'americanismo, sia in quella escludente del modello francese. La Chiesa, purtroppo, non contrasta più, se non in modo occasionale e parziale, queste due forme di laicismo, che si rafforzano grazie alla rivendicazione dei "diritti umani2 e, soprattutto, della "libertà di coscienza e di religione", che caratterizzano la fase debole e dissolutrice della modernità ed annullano l'ordine politico. Certo, si tratta di un processo che non riguarda solo le istituzioni dell'Unione europea, ma in esse è molto evidente. Quanto al principio di sussidiarietà - al di là di ipocrite dichiarazioni di principio - viene snaturato e ridotto ad una versione amministrativa e ad una norma di diritto pubblico. La perdita di sovranità nazionale e la tecnocrazia ne costituiscono la controfigura. Anche qui appare il carattere progressivamente distruttivo di questa fase "debole" della modernità rispetto alla precedente fase "forte". (LN76/14)
Agencia FARO
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