Santa Teresa d’Avila… ti spieghiamo in 4 punti come la sua spiritualità è una risposta alla dissoluzione moderna
14 OTTOBRE 2019
Vediamo sinteticamente come la spiritualità teresiana esprime con chiarezza l’essenza di questo periodo.
1.La comprensione del pericolo protestante. Teresa, a proposito della fondazione nel 1562 del suo primo monastero, San Giuseppe ad Avila, raccontò: “Verso quel tempo ebbi notizia dei danni che i Luterani facevano in Francia. Ne provai una gran pena e mi lamentai col Signore supplicandolo di porre rimedio a tanto male. (…). Vedendomi donna e impossibilitata a fare ciò che avrei voluto per la gloria di Dio, desiderai che avendo il Signore tanti nemici e così pochi amici, questi almeno gli fossero devoti.” Dunque, ella era perfettamente consapevole della necessità di porre argine, anche e soprattutto con la preghiera, a quello che si presentava chiaramente come il più grande pericolo per l’universalismo cattolico.
2. Spirito missionario e di conquista del mondo intero a Cristo. Al tempo di santa Teresa erano molti gli hidalgos che erano attratti dalle Indie. Gli stessi suoi fratelli lasciarono la Spagna per il Nuovo Mondo.Ebbene, nel 1566 Teresa s’incontrò con il padre Maldonado, un missionario d’America. Fu un incontro importantissimo. Decise di fondare un Carmelo maschile perché i religiosi potessero prepararsi per andare nelle missioni lontane. Si tratta di quello spirito cavalleresco che contraddistinse fortemente la sua spiritualità.
3. Amore per l’umanità di Cristo. Santa Teresa meditava frequentemente sull’umanità del Verbo incarnato. Era lì che giustamente scorgeva l’incommensurabile portata dell’amore di Dio. Anche in questo –profeticamente- scorgeva quello che sarebbe stato un grande pericolo che iniziava allora a diffondersi a causa delle teologie protestanti, ovvero una sorta di eccessiva spiritualizzazione del divino. Spiritualizzazione che poi –sappiamo- avrebbe determinato la completa lontananza di Dio dalle faccende umane con il deismo illuminista e il trionfo dello spirito rivoluzionario e laicista. In questo amore per l’umanità di Cristo si radicò anche la sua famosa devozione per San Giuseppe. Celebri sono queste sue parole: “Presi per mio avvocato e patrono il glorioso san Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi in cui era in gioco il mio onore e la salvezza della mia anima. Non mi ricordo finora d’averlo mai pregato di una grazia, senza averla subito ottenuta. Ciò hanno riconosciuto per esperienza varie altre persone, che dietro mio consiglio si sono raccomandate al suo patrocinio. Vorrei persuadere tutti ad essere devoti di questo glorioso santo, per la grande esperienza che ho dei favori ottenuti da san Giuseppe.” Fu proprio a san Giuseppe che Teresa dedicò la fondazione del suo primo monastero: San Giuseppe ad Avila.
4. Amore per la regalità infante di Cristo. Teresa, per il suo grande amore verso l’umanità di Cristo, sviluppò la devozione carmelitana a Gesù Bambino. Ogni qual volta fondava un monastero, voleva che una statuetta del Bambino Gesù venisse messa in venerazione e che avesse pose e abiti diversi. Erano tutti ninos bellissimi, ai quali l’affetto delle monache dava un soprannome. Fino al XVI secolo la devozione a Gesù Bambino si indirizzava prevalentemente o addirittura esclusivamente al Gesù Bambino nella culla, al momento della Natività, cioè il Gesù Bambino della tenerezza, della debolezza e della “piccolezza”. A partire, invece, da questo secolo e grazie anche a santa Teresa d’Avila non c’è solo il Gesù Bambino che giace nella culla, ma anche il Gesù Bambino Re, con la corona sul capo e con il mondo nella mano. Dunque, non solo il Gesù Bambino nella sua naturale collocazione di infante (la culla), ma anche il Gesù Bambino che, in quanto Dio, è Re dell’universo intero. E’ la convinzione che la signoria di Cristo è anche quella della tenerezza e della delicatezza, tratti tipici dell’infanzia. Una risposta a ciò che stava sviluppandosi nella modernità, ovvero una concezione della politica sempre meno organica e più assolutistica.
Santa Teresa d’Avila… ti spieghiamo in 4 punti come la sua spiritualità è una risposta alla dissoluzione moderna – Il Cammino dei Tre Sentieri
Santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa e mistica sposa del Salvatore
24 Aprile 2020
Prima donna a essere proclamata ufficialmente “Dottore della Chiesa” il 27 settembre 1970 dal Pontefice Paolo VI, Teresa de Cepeda y Ahumada, beatificata nel 1614 e canonizzata nel 1622, nacque ad Avila, nella regione spagnola della Vecchia Castiglia, il 28 marzo del 1515. A vent’anni, sfuggendo alle forti pressioni contrarie del padre, entrò nel monastero carmelitano dell’Incarnazione di Avila, ove, due anni più tardi, emise la solenne professione religiosa, con uno stato d’animo caratterizzato da una gioia profonda che non l’abbandonerà mai.
Dopo un lungo lasso di tempo caratterizzato da gravi malattie, nel 1542 Teresa guarì per la miracolosa interecessione di San Giuseppe. Nel 1556 iniziò per lei un periodo di vita mistica costellato di visioni e di grazie straordinarie, tra le quali si ricorda in particolare la trasverberazione, ovvero la trafittura del cuore con una freccia d’oro da parte di un angelo, in un momento di estasi. Nel 1562, Teresa cominciò a dedicarsi alla riforma dell’Ordine carmelitano, mediante la fondazione di numerosi monasteri, le cui Costituzioni vennero approvate sia dal Papa Pio IV che dal Padre generale dell’Ordine Giovan Battista Rossi.
Durante la Quaresima del 1554 Teresa ebbe una seconda e decisiva conversione che rappresentò per lei l’inizio di una vera e propria trasformazione mistica che la condusse a un’unione sempre più intima con la Santissima Trinità, suggellata dal matrimonio spirituale con Cristo avvenuto il 18 novembre del 1572.
Nel 1567 la santa conobbe Giovanni della Croce con il quale strinse un sodalizio di straordinaria perfezione spirituale, associandolo alla propria opera di riforma del Carmelo e difendendolo quando, per ragioni interne alla vita dell’Ordine, egli venne arrestato e incarcerato per otto mesi a Toledo.
Quando morì, il 4 ottobre del 1582, Teresa aveva 67 anni: i suoi ultimi pensieri furono per Cristo e per la Chiesa, come attestano le seguenti parole da lei pronunciate e raccolte da chi assistette al suo pio trapasso: “Sposo, ormai è l’ora che ci vediamo” e “Ti ringrazio, Signore, perché muoio figlia della Chiesa”.
Santa Teresa d’Avila è stata una grande maestra spirituale e i suoi numerosi scritti contengono insegnamenti altissimi e assai profondi. Tra le sue opere spiccano il Libro della Vita, il Cammino di perfezione, il Castello interiore e le Fondazioni; ma non vanno dimenticati neppure i Pensieri sull’amore di Dio, le Lettere, le Esclamazioni e due interessanti opuscoletti riguardanti la vita e il governo delle comunità carmelitane riformate, intitolati Costituzioni e Modo di visitare i monasteri.
Teresa fu un’illetterata, ma possedette un particolare dono che le permise di penetrare i misteri divini e di esprimerli. Nella Vita ella narra il suo percorso ascetico e mistico; il Cammino di perfezione è un’introduzione alla vita spirituale che, attraverso la pratica delle virtù e la preghiera, conduce alla perfezione evangelica; il celebre Castello interiore illustra la pienezza della vita cristiana; le Fondazioni, infine, rappresentano una sorta di diario dei monasteri carmelitani riformati. Dal complesso dei suoi scritti, Santa Teresa emerge come una personalità mistica eccezionalmente elevata, dotata tuttavia di una straordinaria attenzione per le questioni pratiche alle quali ella sa dare valide soluzioni concrete.
Al cuore della vita di Teresa troviamo la preghiera, una preghiera che sgorga dall’amore e che diventa contemplazione silenziosa e profondo raccoglimento interiore. La sua orazione si fonda su di un intimo rapporto con Dio fatto uomo, che le si presenta come l’Amico del cuore, come lo Sposo amorevole che le comunica realtà sublimi. Teresa ebbe infatti un rapporto specialissimo con Gesù Cristo, il Figlio che rende vicino il Padre, l’Uomo-Dio che attraverso l’Incarnazione stabilisce legami di amicizia e di fraternità con ogni persona.
La Santa percorse un cammino di vera e propria identificazione con Cristo e il desiderio ardente di imitare Lui fu la molla principale di tutta la sua vita, fino al coronamento finale rappresentato dalla perfetta unione con lo Sposo divino. Teresa giunse persino a fare esperienza della Trinità come della casa preparata per lei dal Padre, secondo quanto Gesù stesso aveva promesso: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv. 14, 23).
È opportuno chiarire che l’esperienza mistica non allontanò Teresa dagli impegni connessi alla vita terrena, ovvero alla sua missione nella e per la Chiesa. L’immenso amore per Dio e per Cristo spinse la santa spagnola verso un altrettanto intenso amore nei confronti della Chiesa e, in particolare, dei sacerdoti, che ella volle santi, coraggiosi e ben preparati.
Fedeltà piena al Signore e passione sconfinata per la Chiesa si fusero perfettamente nell’animo e nel cuore di Teresa d’Avila e la riforma dell’Ordine carmelitano da lei perseguita con ardore è il frutto più bello e prezioso del suo cristianesimo vissuto integralmente, come ella stessa afferma nel Castello interiore: «Questo è il fine dell’orazione, figlie mie; a questo serve il matrimonio spirituale, a produrre sempre nuove opere».
Preghiera e azione non sono in conflitto; al contrario esse sgorgano dalla medesima sorgente che è l’amore di Dio e del suo Figlio Gesù; e persino nelle mansioni più umili può dispiegarsi la santità: «Non vi affliggete – si legge nelle Fondazioni – quando l’obbedienza vi tenga occupate in cose esteriori: se attendete alla cucina, rendetevi conto che il Signore si aggira fra le pentole, aiutandovi interiormente ed esteriormente».
D’altra parte, Teresa era ben consapevole di che cosa si dovesse cercare nella vita e a ciascuna delle consorelle aveva detto: «Il tuo desiderio sia di vedere Dio, il tuo timore di perderlo, il tuo dolore di non goderlo e la tua gioia ciò che potrà condurti alla vita eterna: solo così vivrai in una grande pace». «Questo è il fine dell’orazione, figlie mie; a questo serve il matrimonio spirituale, a produrre sempre nuove opere». «Il tuo desiderio sia di vedere Dio, il tuo timore di perderlo, il tuo dolore di non goderlo e la tua gioia ciò che potrà condurti alla vita eterna: solo così vivrai in una grande pace». (SANTA TERESA D’AVILA)
Questo testo di Maurizio Schoepflin è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita radicicristiane.it
https://www.radioromalibera.org/sant...del-salvatore/
Actualmente hay 1 usuarios viendo este tema. (0 miembros y 1 visitantes)
Marcadores