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Tema: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

  1. #1
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    Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano


    www.editorialeilgiglio.it






    Il Comitato per il Libano è stato costituito ufficialmente nel 1990, anno dell’occupazione del Paese, ad opera di gruppi di giovani già impegnati in attività di solidarietà a favore del popolo libanese durante gli anni della guerra.



    Il Comitato sostiene materialmente la comunità cristiano-maronita, fortemente penalizzata sul piano economico dalla lunga guerra e dalla massiccia emigrazione che ne è conseguita, e soprattutto svolge un’opera di informazione e di denuncia della situazione presso l’opinione pubblica italiana, organizzando manifestazioni e conferenze e mantenendo i contatti con la Stampa.



    In collaborazione con l'associazione La Libanaise: femmes du 31 mai, Il Comitato promuove forme di aiuto e solidarietà al popolo libanese.


    Una delle principali forme di sostegno è l’adozione scolastica a distanza che permette a centinaia di bambini e ragazzi maroniti, molti dei quali orfani, di frequentare scuole cristiane, conservando il proprio ambiente culturale e la propria fede e mantenendo integra l’autentica identità del popolo libanese.



    Componenti del Comitato per il Libano hanno collaborato alla pubblicazione del libro di Guglielmo Sasinini e Camille Eid, Alle radici dei cedri, Edizioni San Paolo, 1995.

  2. #2
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    2:. Il Paese dei cedri
    Il Libano è un piccolo paese mediorientale (10.452 kmq) con una popolazione di circa 3,5 milioni di abitanti.



    La sua storia è lunga 14 secoli:

    il Libano, infatti, è stata la terra dei Fenici e molte vicende bibliche si sono svolte nei suoi confini:

    è menzionato otre 60 volte nella Bibbia;

    è l’unico paese visitato da Gesù Cristo fuori della Palestina;

    nel suo territorio si trovano Cana, città del primo miracolo di Gesù, e il monte Hermon, probabilmente il monte Tabor della Trasfigurazione;

    il simbolo nazionale, il cedro, che compare anche nella bandiera, conosciuto con il nome di Arz el Rab (cedro di Dio), è l’unico albero che “Dio ha piantato con le sue mani”, secondo la tradizione biblica, dove è citato 103 volte.



    Prima del 1975, la maggioranza della popolazione era cristiana, ma in Libano hanno convissuto pacificamente e in perfetto equilibrio ben 18 comunità religiose cristiane, islamiche, druse ed ebraiche.



    Questa felice situazione, che ha costituito la caratteristica principale del Libano, è stata determinata proprio dalla presenza della comunità cristiano-maronita, attorno alla quale il Paese ha costituito la propria millenaria storia.



    Maroniti

    Il cedro simbolo del Libano, vecchio di 5000 anni



    Rappresentano l’unica comunità cristiana del mondo arabo pienamente riconosciuta come parte a pieno titolo del Paese, con completa libertà di espressione, di culto e di partecipazione alla vita politica sociale e culturale.



    La Chiesa Maronita prende il nome da San Marone, eremita vissuto circa nel 400 d.C. Alla sua morte, i monaci suoi discepoli, che seguivano la regola di San Benedetto, si diffusero in tutta la regione, fondando monasteri attorno ai quali si costituirono comunità civili.



    In seguito alla conquista araba (640 circa), i maroniti si rifugiarono nella zona montuosa del Paese e difesero la propria fede e la propria cultura con una lunga resistenza, durata quasi 3 secoli. Chiesa e popolo rimasero uniti sotto la guida del Patriarca di Antiochia e questo fece dei maroniti il punto di riferimento di tutti coloro che subivano la violenza della conquista o che erano perseguitati per qualunque motivo.



    L’arrivo dei Crociati (X sec.) consentì di riprendere le relazioni con l’Occidente, permettendo alla Chiesa Maronita di riallacciare il legame con il Pontefice romano e la Chiesa Cattolica. La Chiesa libanese, infatti, è pienamente cattolica; quello maronita è un rito locale (come quello ambrosiano in Lombardia p. es.).



    L’appoggio dato ai Crociati fu pagato molto duramente dai libanesi che subirono una feroce persecuzione. Ciò nonostante continuarono ad affermare la propria autonomia e, nel tempo, il Libano divenne il rifugio sicuro per tutti i cristiani d’Oriente, poiché il Patriarca maronita era tanto autorevole da poter tenere testa agli emiri turchi che governavano la regione.



    Il ruolo dei Maroniti non è stato legato unicamente alla conservazione della fede cattolica in Oriente, ma è stato determinante nella costruzione della cultura e dell’identità libanese, così come essi sono stati gli artefici principali della rinascita del mondo arabo in età contemporanea, anche grazie alla rete di scuole da loro fondate e alla capacità d’iniziativa economica ed imprenditoriale che li ha sempre caratterizzati.

    La nascita del Libano indipendente si deve quasi esclusivamente al ruolo svolto dalla comunità Maronita.





    Libanesi

    Le caratteristiche dell’identità libanese sono essenzialmente due:

    Il lungomare di Beirut




    - aver trovato un equilibrio culturale, sociale e politico che permettesse la convivenza pacifica e rispettosa di diverse confessioni, ciascuna mantenendo la propria identità.

    Questa caratteristica è profondamente sentita dai Libanesi come fondante del loro essere nazione ed resiste nel sentimento popolare, come le recenti dimostrazioni antisiriane hanno dimostrato, nonostante le vicende degli ultimi trent’anni abbiano profondamente sconvolto il tessuto sociale del Paese, costringendo almeno due generazioni a crescere senza quella rete di legami familiari e sociali attraverso i quali si trasmettono cultura, usi e tradizioni.



    - rappresentare, nei Paesi mediorientali, una enclave che condivide con l’Occidente valori, cultura, mentalità, pur essendo completamente ed assolutamente araba ed orgogliosa di esserlo.



    Il Libano, con la sua storia, ha dimostrato che:

    • arabo non significa esclusivamente islamico
    • la cultura araba può mantenere rapporti proficui con la cultura occidentale
    • non è ineluttabile la spaccatura tra il mondo occidentale e quello arabo

  3. #3
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    3:. Cronologia
    Le recenti manifestazioni antisiriane hanno riportato l'attenzione dei mass media sulla situazione libanese, dopo anni di totale disinteresse.

    Ma per comprendere ciò che sta accadendo ora, è necessario far riferimento agli avvenimenti principali della storia del Libano, nello scorso secolo. Per questo, mettiamo a disposizione dei nostri lettori una breve cronologia, a partire dalla nascita della repubblica.





    1943: dopo cinque secoli di dominio ottomano e vent’anni di protettorato
    francese, nasce la Repubblica Libanese, fondata sull’equilibrio delle diverse culture e confessioni religiose, grazie ad un tacito, ma riconosciuto fondamentale, Patto Nazionale che stabilisce la tutela delle diverse comunità e la ripartizione delle cariche istituzionali [ai cristiano*maroniti fu attribuita la Presidenza della Repubblica perché riconosciuti garanti dell’indipendenza nazionale e perché comunità di maggioranza nel Paese; ai musulmani fu attribuita la Presidenza del Consiglio (sunniti), la Presidenza della Camera (sciiti) e il Comando delle Forze Armate].


    Il giovane Libano si trova, suo malgrado, immediatamente coinvolto nella crisi mediorientale nata con la costituzione di Israele (1949) e sfociata nel conflitto arabo-israeliano.



    1967: un vero e proprio esodo di profughi palestinesi imprime una escalation inarrestabile: i campi profughi si trasformano in basi terroristiche di addestramento; gruppi alleati dell’OLP di Arafat, finanziati e addestrati dall’URSS, scatenano su tutto il territorio libanese una serie innumerevole di atti di terrorismo, a cui seguono rappresaglie dell’esercito israeliano. Il Libano diviene la centrale terroristica di tutta l’area, con l’intervento di diversi Paesi che finanziano i vari gruppi e inviano personale militare.



    1973:la pressione dei Palestinesi è tanto forte da non poter essere arginata; l’Esercito libanese tenta di mantenere l’ordine ma la composizione stessa del Paese e il suo equilibrio politico ancora non consolidato, non consentono un’azione definitiva e il Governo finisce per scendere sempre a patti con le organizzazioni terroristiche. Gli accordi del Cairo arrivano a stabilire che i Palestinesi hanno il diritto di essere armati e di controllare pienamente vaste zone del territorio, compresa la parte est di Beirut.

    Quando la situazione mette in pericolo l’indipendenza stessa del Paese, nascono le milizie libanesi, formazioni armate volontarie, che si schierano sui due fronti:

    filo-palestinesi, finanziate da fazioni integraliste musulmane;

    anti-palestinesi, cristiane, che vogliono recuperare la piena sovranità nazionale.



    13 aprile 1975: la situazione sfocia in una vera e propria guerra libanese fra le diverse milizie, sostenuta anche dal Piano Kissinger, che vorrebbe costringere i cristiani ad abbandonare il Libano per consentire il pieno insediamento palestinese e risolvere così la questione arabo*-israeliana. La resistenza di tutte le milizie cristiane all’attuazione di questo piano è imprevista e tenace: la guerra libanese, che avrebbe dovuto durare pochi giorni, si protrae e vede il coinvolgimento di diversi paesi arabi confinanti, che invadono più volte il Libano, con mire espansionistiche:



    1976 prima invasione esercito siriano




    1978 prima invasione israeliana



    1978 guerra siriano-libanese l00mila morti e liberazione di un ridotto cristiano



    1982 seconda invasione israeliana che giunge fino a Beirut



    Le milizie cristiane che resistono tenendo libero il piccolo territorio (ridotto poi a pochi quartieri della capitale) divengono l’unico baluardo dell’indipendenza e dell’esistenza del Libano come nazione ed riscuotono l’appoggio anche dei libanesi non cristiani. Infatti viene eletto presidente (con 57 voti su 62) Bashir Gemayel, giovane ed eroico capo militare cristiano, che riesce a riaprire il dialogo per la riconciliazione e la ricostruzione del Paese.

    Purtroppo, il 14 settembre 1982, neanche un mese dopo la sua elezione, Gemayel viene assassinato con venti dei suoi uomini, in un attentato dinamitardo filo-siriano. La situazione precipita.





    1989: furiosi bombardamenti siriani contro Beirut per annientare la resistenza delle milizie cristiane, guidate dal generale Michel Aoun, capo dell’ultimo governo



    legittimamente eletto, che continuano a difendere un lembo di terra libanese indipendente e sovrano. L’attacco ottiene però un esito inatteso: tutta la popolazione, stremata da venti anni di guerra e decimata dalle emigrazioni, ma consapevole del fatto che è in gioco l’esistenza stessa del Libano, accorre in aiuto dei miliziani cristiani, superando le divisioni religiose.

    La notte di Natale 1989, ben 700miIa libanesi inermi, musulmani e cristiani, si schierano attorno al quartier generale del gen. Aoun, nel Palazzo Presidenziale, ormai sul punto di cadere, per difenderlo fisicamente dall’assalto delle truppe siriane.



    1990: la Siria, violando qualsiasi codice internazionale prende di fatto in ostaggio i deputati libanesi a Taef, in Arabia Saudita, costringendoli a firmare un accordo che conferisce alla componente musulmana tutti i poteri principali e decreta la permanenza a tempo indeterminato delle truppe siriane sul territorio nazionale. Gli organismi internazionali non protestano: sta per iniziare la Guerra del Golfo. La Siria ha garantito la copertura militare agli Stati Uniti e l’indipendenza del Libano è la vittima sacrificata.



    L’ultima feroce offensiva contro il generale Aoun scatta il 13 ottobre 1990.

    La Sira bombarda Beirut con i terribili bombardieri sovietici Sukoi, ai quali fino a quel momento Israele aveva sempre impedito con i propri missili di alzarsi in volo.

    Aoun e i membri del Governo attualmente sono in esilio a Parigi.



    Ha termine così una guerra durata 16 anni, con: 171mila morti, 300mila feriti, 9mila invalidi permanenti, 827mila sfollati (di cui l’81% sono cristiani) che hanno abbandonato terre e villaggi, il 40% del patrimonio immobiliare distrutto.



    Da allora, Damasco è riuscita ad assumere il controllo della vita economica e politica del paese, grazie ai 40mila soldati siriani che hanno invaso il Libano e non ne sono più usciti, stabilendo di fatto uno stato di occupazione.

    Il Parlamento è totalmente delegittimato e la sua sottomissione alla Siria è palese.

    Le elezioni del 1992 videro l’astensione del 95% degli elettori; non votò l’85% dei cristiani e il 75% dei musulmani; le elezioni tenute nella primavera del 1999 registrarono alte percentuali di astensione, ma soprattutto tra i cristiani.

    I governi che si sono succeduti sono stati pesantemente condizionati dal potere siriano, che agisce con la copertura di un trattato di fratellanza stipulato immediatamente dopo l’invasione militare, e dalla corruzione dei ministri, fortemente compromessi da interessi economici personali nei paesi arabi.







    La Chiesa Cattolica ha sempre nutrito un forte interesse per la situazione libanese ed il Papa Giovanni Paolo II, che pronunciò ben 165 appelli durante la guerra, ha definito il Libano «messaggio per il mondo».

    Una visita di Sua Santità era stata programmata per il 1994 ma fu cancellata in seguito a due attentati dinamitardi, alla chiesa maronita di Notre Dame de Idrace in Beirut e alla sede del partito cristiano di opposizione, il Kataeb, avvenuti pochi giorni prima della partenza del Pontefice.

    Tra novembre e dicembre 1995 si svolse in Vaticano il Sinodo Straordinario del Libano, indetto per ridare speranza ai cattolici libanesi e ricondurli all’impegno politico, sociale e religioso, dopo la frammentazione e la dispersione provocate da tanti anni di guerra. Il documento di preparazione del Sinodo era significativamente intitolato La coesistenza islamico-cristiana è la missione del Libano nel mondo.

    Giovanni Paolo II potè visitare Beirut il 10 - 11 maggio 1997: in quella occasione furono censurati persino i discorsi ufficiali e furono vietate parole come libertà ed indipendenza anche sugli striscioni che avrebbero potuto essere inquadrati dalle TV di tutto il mondo.

  4. #4
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    4:. Situazione attuale
    Gli ultimi avvenimenti



    14 febbraio 2005: l’ex primo ministro Rafik Hariri viene assassinato. Un’autobomba esplode in pieno centro di Beirut al momento del passaggio dell’auto di Hariri e della sua scorta.



    L’esplosione, sentita in tutta la città, scuote profondamente il popolo libanese che da anni non subiva più attentati tanto gravi e teme di ricadere nella violenza delle fazioni. L’assassinio di Hariri trova la motivazione nell’approssimarsi delle elezioni, che avrebbero dovuto tenersi nel maggio successivo. Il parlamentare, dal doppio passaporto saudita e libanese, ricchissimo uomo d’affari soprattutto nel settore edilizio, era stato capo del primo Governo costituito dopo l’invasione siriana e per molto tempo aveva mantenuto posizioni filosiriane. Negli ultimi anni, però, era passato all’opposizione, divenendone una delle figure più autorevoli, probabilmente l’unica in grado di ottenere un risultato elettorale forte, tale da mettere in discussione la leadership filosiriana. I sospetti circa i mandanti dell’omicidio si dirigono sulla Siria che, temendo di vedere compromessa dall’esito delle elezioni la propria pesante ingerenza politica, si sarebbe servita di fiancheggiatori interni.

    I Libanesi capiscono che è giunto il momento di riprendere il destino del Paese nelle proprie mani: le manifestazioni antisiriane e antigovernative si susseguono quotidianamente.



    22 febbraio 2005: per la prima volta, il presidente USA, George W. Bush, rilascia una netta dichiarazione nella quale intima alla Siria di far uscire immediatamente le proprie truppe dai confini libanesi. In Europa gli fa eco il presidente francese Chirac.




    28 febbraio 2005: travolto dalla forza delle manifestazioni popolari che si sono succedute per giorni, riversando nelle piazze della capitale centinaia di migliaia di libanesi di diverse confessioni che chiedevano libertà ed indipendenza, il governo filosiriano del premier Omar Karami cade. Da Damasco, il presidente Bashar Al Assad dichiara che ritirerà le truppe se la volontà popolare lo richiederà.



    8 marzo 2005: si svolge a Beirut una manifestazione organizzata dal partito sciita filosiriano degli Hezbollah, i “guerriglieri di Dio”, uno dei più feroci movimenti terroristici negli anni della guerra, che dopo gli accordi di Taef ha eletto alcuni rappresentanti al Parlamento libanese. Usando il ricatto e la violenza, ha ottenuto da uno dei primi governi di occupazione di continuare ad avere ufficialmente un braccio armato, un vero e proprio esercito di integralisti islamici che ha sostenuto la presenza siriana nel Paese. La manifestazione, organizzata per “ringraziare la Siria dell’aiuto e della protezione offerta negli ultimi 16 anni”, ha il chiaro intento di mostrare che i libanesi non desiderano l’allontanamento delle truppe siriane. Le fonti giornalistiche mediorientali, prima fra tutte la ben nota tv araba Al Jazeera, e le agenzie occidentali annunciano che si è radunato un milione o forse un milione e mezzo di persone. In realtà, osservatori non di parte stimano che non si sia trattato di più di trecentomila manifestanti, quanti ne può contenere la piazza Riad el-Solh, al centro di Beirut. Il leader degli Hezbollah, lo sceicco Hassan Nasrallah, che ha esordito «ringraziando la Siria e il suo esercito» e chiedendo «scusa per l'ingratitudine» dell'opposizione libanese, mostrando la folla accorsa, ha affermato «Questo è il Libano!».





    L’Unione Europea chiede l’applicazione integrale della Risoluzione ONU 1559, che prevede il ritiro totale delle truppe siriane e dei servizi segreti dal Libano.



    Il ritiro delle truppe siriane effettivamente ha inizio, con lo spostamento da Beirut alla valle della Bekaa, come era già previsto dagli accordi di Taef.



    10 marzo 2005: il presidente libanese Laud, rinnova l’incarico di formare il governo all’ex premier filosiriano Karame.Nonostante ripetuti tentativi di costituire un esecutivo di “unità nazionale” gradito soprattutto agli Hezbollah, Karame fallirà e dovrà rimettere l’incarico.



    14 marzo 2005: il timore che la disponibilità della Siria sia soltanto di facciata e che si possa ripiombare in una nuova spirale di terrorismo, e la sensazione che libertà e indipendenza non siano più soltanto una speranza ma una concreta possibilità a portata di mano, spingono oltre un milione di Libanesi – questa volta la cifra è vera e approssimata per difetto – a prendere parte ad una imponente manifestazione antisiriana,ad un mese esatto dalla morte di Hariri. Piazza dei Martiri, subito ribattezzata Piazza della Libertà, non riesce a contenere l’immensa folla e i fiumi di persone che continuano ad affluire. Le foto di questa pagina mostrano con ogni evidenza l’eccezionalità di questo storico avvenimento.



    Tutto il Libano è presente, tutte le componenti religiose ed etniche, i rappresentanti di tutti partiti dell’opposizione e la gente comune, che non si occupa di politica ma che ha subito sulla propria pelle 15 anni di occupazione siriana. Soprattutto sono presenti centinaia di migliaia di giovani. Nessuno può più mettere in dubbio che il Libano rivuole la propria libertà ed indipendenza.

    Il generale Michel Aoun, in esilio a Parigi dal 1990, che nei mesi precedenti aveva incontrato anche esponenti dell’Amministrazione statunitense, annuncia il ritorno in Patria dopo le elezioni per aiutare la riconciliazione nazionale.



    Aprile 2005: vari attentati terroristici colpiscono duramente la comunità cristiano-maronita, componente più tenace dell’opposizione antisiriana.



    Le truppe siriane, dopo 15 anni di occupazione, lasciano il Libano.



    La situazione interna è ancora incerta e carica di tensioni e non si sa ancora che potranno essere svolte regolarmente le elezioni di maggio.

  5. #5
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    5:. Adozioni a distanza




    La Libanaise – femme du 31 mai è un movimento di ispirazione mariana, fondato nel 1988 a Jounieh, alle porte di Beirut, ad opera di un gruppo di giovani donne cristiano-maronite, allo scopo di offrire un concreto contributo alla ripresa del Paese e per favorire la ricostruzione del tessuto sociale attraverso l’azione di solidarietà e la formazione cristiana.



    La Libanaise iniziò la propria attività con l’accoglienza, il sostegno alle famiglie e l’aiuto alle madri in difficoltà; in seguito riuscì ad attivare il canale delle adozioni scolastiche a distanza, con l’intento di offrire ai ragazzi libanesi, molti dei quali orfani, l’opportunità di studiare e rimanere a vivere nel proprio Paese, senza essere costretti necessariamente ad emigrare verso l’Europa o gli Stati Uniti.



    Dopo dodici anni di impegno, il 16 luglio 2001 è stato inaugurato, sempre a a Jounieh, il Centre Jean Paul II che svolge un’opera di servizio sociale a favore delle famiglie, delle coppie e dei giovani. Il Centro si avvale dell’aiuto di assistenti sociali, psicologi, medici e religiosi ed è aperto a tutto coloro che abbiano bisogno di aiuto materiale o spirituale. Intanto prosegue l’attività di sostegno culturale, sia mettendo a disposizione quotidianamente dei corsi di supporto agli studenti, dalla scuola primaria a quella superiore, sia attraverso le adozioni a distanza.





    ADOZIONI SCOLASTICHE A DISTANZA



    Attuate attraverso la collaborazione tra La Libanaise – femme du 31 mai e il Comitato per il Libano le adozioni scolastiche a distanza consistono nel versamento di quote periodiche o annuali per coprire le spese scolastiche di bambini e ragazzi che frequentano sia scuole pubbliche - che soddisfano soltanto il 40% delle necessità ed hanno subito un processo di islamizzazione durante gli anni dell’occupazione siriana -, sia private, le più diffuse nel Paese e, di solito, a carattere confessionale.

    Nella maggior parte dei casi, gli studenti che beneficiano dell’adozione scolastica a distanza sono orfani di uno o di entrambi i genitori, oppure le famiglie versano in gravi situazioni economiche.



    Per ciascuno studente, vengono finanziate le tasse d’iscrizione, i libri, il materiale scolastico ed il trasporto, per una somma che oscilla tra i 1000 e i 2000 dollari, in base al grado scolastico frequentato.



    Ogni quota corrisponde ad un terzo (33%) dell’intero ammontare e può essere versata direttamente dal sottoscrittore, in una o più soluzioni annuali, con bonifico bancario sul conto dell’associazione La Libanaise – femme du 31 mai. Diversi sottoscrittori possono concorrere alla composizione della stessa quota.



    I volontari del Comitato per il Libano forniscono ai sottoscrittori le schede informative dei bambini da adottare a distanza, li aggiornano sulle novità e curano i contatti con l’associazione La Libanaise – femme du 31 mai.



    Si può divenire anche Amici del Centre Jean Paul II e contribuire alle attività con piccoli versamenti mensili, trimestrali o annuali, a partire da 10 dollari, senza attivare un’adozione a distanza.

  6. #6
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    La historia reciente y la situación actual del Libano y los cristianos libaneses no han sido protagonistas de atención alguna en España; incluso en los ambientes de tradicionalismo.Incluso es dificilisimo, por no decir imposible encontar en la red, encontra información sobre el tema en castellano.
    Si alguno de los foristas nos pudies facilitar información sobre el tema creo que le estariamos todos muy agradecidos.

  7. #7
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    Cita Iniciado por rey_brigo
    La historia reciente y la situación actual del Libano y los cristianos libaneses no han sido protagonistas de atención alguna en España; incluso en los ambientes de tradicionalismo.Incluso es dificilisimo, por no decir imposible encontar en la red, encontra información sobre el tema en castellano.
    Si alguno de los foristas nos pudies facilitar información sobre el tema creo que le estariamos todos muy agradecidos.
    Depende de lo que Vd. entienda por el tradicionalismo. El verdadero Tradicionalismo que se ha ocupado desde siempre de El Líbano, teniendo un protagonismo muy destacado en la intentona de bloqueo del puerto de Beirut. Y por cierto, que no fueron los únicos. Dentro de la democracia cristiana española también hubo una posición muy favorable a los cristianos libaneses y alguna diputada de AP por La Rioja realizó acciones muy concretos en su apoyo.
    ¡Por España!, y el que quiera
    defenderla honrado muera;
    y el que, traidor, la abandone,
    no tenga quien le perdone,
    ni en tierra santo cobijo,
    ni una cruz en sus despojos,
    ni las manos de un buen hijo
    para cerrarle los ojos.

  8. #8
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    Tu siempre tan a la defensiba...

    Se ve que tu tienes fuentes de información sobre el tema, si nos pudieses informal sobre el tema, te lo agradecería.

  9. #9
    Avatar de Ulibarri
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    Re: Comité por el Líbano-Tradicionalismo Napolitano

    Libros antiguos y de colección en IberLibro
    Paradojicamente hablando de políticos democristianos españoles que apoyaron la causa cristiana de El Líbano estos días vuelve a la actualidad la ex-diputada Pilar Salarrullana:

    Madrid, 8 noviembre 2005. Minuto Digital publica hoy una interesante entrevista con la ex-diputada nacional del desaparecido Partido Demócrata Popular Pilar Salarrullana de Verda. A diferencia de sus compañeros de entonces, Pilar Salarrullana se empleó a fondo contra las sectas durante su paso por el Congreso de los Diputados, impulsando informes, investigaciones y campañas que abrieron los ojos de muchos sobre el problema de las sectas (problema que no existiría, de haberse mantenido la Unidad Católica de España). De aquellos días quedan dos libros de lectura recomendable, publicados por Temas de Hoy, Las sectas. Un testimonio vivo sobre los mesías del terror en España (1990; diez ediciones) y Las sectas satánicas. La cara oculta de los esclavos de Lucifer (1991; cinco ediciones), a los que ahora se suma una novela.

    Durante aquellas campañas, que le valieron implacable persecución, Pilar Salarrullana contó con la colaboración de varios carlistas. También ella se manifestó dispuesta a participar en el grupo de notables españoles que S.A.R. Don Sixto Enrique de Borbón estaba organizando para forzar su entrada en Beirut y proporcionar así un alivio del sitio al que estaba sometida la ciudad durante los últimos días de la resistencia del General Michel Aun, presidente legítimo del Líbano; proyecto que hubo de abandonarse tras caer Beirut en 1990.

    Puede leerse la entrevista completa en http://www.minutodigital.com/noticias/salarrullana.htm





    __________________________________________
    Agencia FARO
    http://www.agenciafaro.es.vg
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    para cerrarle los ojos.

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  5. Tradicionalismo
    Por Ordóñez en el foro Política y Sociedad
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