La barbarie anticristiana nella Spagna Repubblicana
E' certo che il massacro, nella Spagna repubblicana, di cattolici (e di quelli soltanto: pastori e chiese protestanti non furono toccati) non volle "punire" uomini specifici e loro presunte colpe. Fu un tentativo di far scomparire la Chiesa in sé. Come scrive lo storico "di sinistra" Hugh Thomas: "Mai, nella storia d'Europa e forse in quella del mondo, si era visto un odio così accanito per la religione e i suoi uomini". E, per citare un altro studioso insospettabile e per giunta testimone diretto come Salvador de Madariaga (anti-franchista convinto, schierato a fianco del governo repubblicano ed esule dopo la disfatta): "Nessuno che abbia insieme buona fede e buona informazione può negare gli orrori di quella persecuzione: per anni, bastò il solo fatto di essere cattolico per meritare la pena di morte, inflitta spesso nei modi più atroci".
Ci furono casi come quello del parroco di Navalmorel sottoposto allo stesso supplizio di Gesù, a cominciare dalla flagellazione e dalla corona di spine per finire alla crocifissione (ma anche il martoriato si comportò come il Cristo, benedicendo e perdonando i miliziani anarchici e comunisti che lo tormentavano). Ci furono religiosi rinchiusi nel recinto dei tori da combattimento, con taglio finale delle orecchie come per gli animali. Ci furono preti e suore arsi vivi a centinaia. Una donna "colpevole" di essere madre di due gesuiti fu soffocata incastrandole in gola un crocifisso. A un certo punto, al fronte, mancò la benzina, impiegata a fiumi per bruciare non solo gli uomini ma pure le opere d'arte e le antiche biblioteche della Chiesa: un disastro anche culturale, per cieco odio verso la fede. Ma questo si era già visto: con il vandalismo francese giacobino e poi quello risorgimentale italiano.
Saliti al potere nel 1931, i partiti e movimenti repubblicani (anarchici, comunisti ma, in posizione maggioritaria, socialisti che si distingueranno poi nella guerra come feroci demagoghi) favorirono subito il clima di odio religioso che già nel 1934, nella insurrezione delle Asturie, in soli dieci giorni portò al massacro di 12 sacerdoti, 7 seminaristi, 18 religiosi e all'incendio di 58 chiese. Dal luglio del 1936, la strage divenne spaventosa e generalizzata: nei modi più atroci furono uccisi 4.184 preti diocesani (includendovi i seminaristi), 2.365 frati, 283 suore, 11 vescovi, per un totale di 6.832 vittime "clericali". Decine di migliaia, poi, i laici uccisi anche solo perché trovati in possesso di una medaglietta religiosa, dell'immagine di un santo. In certe diocesi, come quella di Barbastro in Aragona, in un solo anno fu massacrato l'88 per cento del clero diocesano.
La casa delle salesiane di Madrid fu assaltata e incendiata e le religiose violentate e ridotte agli estremi a bastonate dietro l'accusa di dare ai bambini caramelle avvelenate. Le salme delle monache di clausura furono dissepolte e esposte in pubblico, per dileggio. Si giunse a riscoprire barbarie cartaginesi come il legare un vivo a un cadavere e lasciarlo così, esposto al sole, sino alla decomposizione di entrambi. Sulle piazze, si fucilavano anche le statue dei santi, e le ostie consacrate erano usate in modo osceno.
I governi repubblicani, nel corso di cinque anni, fra l'altro, sopprimono i gesuiti, trasformano le scuole cattoliche in cooperative di genitori e di docenti, vietano ogni manifestazione religiosa pubblica, introducono il divorzio, requisiscono i beni della Chiesa "concedendoli" in uso alla stessa, pensionano anticipatamente molti ufficiali reduci dalle guerre coloniali e cambiano la bandiera e l'inno nazionale; per questi provvedimenti cresce il malcontento di strati sempre più vasti della popolazione.
S'assiste inoltre a un'accelerazione del processo rivoluzionario: la riforma agraria, con la quale negli anni 1932 e 1933 vengono espropriati milioni di ettari di terra, fa sì che i proprietari terrieri e i piccoli contadini si schierino a fianco dell'opposizione; l'incremento degli scioperi, soprattutto politici, fa crollare l'economia spagnola; la proclamazione della Repubblica Catalana federata alla Repubblica Iberica intacca seriamente l'unità territoriale dello Stato; la sanguinosa rivolta delle Asturie nel 1934, guidata dalle «milizie rosse», costituisce un esempio reale di gestione comunista del potere; gli assalti alle chiese e ai conventi, che nel solo periodo dal febbraio al luglio del 1936 sono ben 160; 269 assassinii, 1287 aggressioni politiche, 69 sedi di partiti distrutte, 10 sedi di giornali devastate, 113 scioperi generali e 228 parziali, sono il bilancio dell'ordine pubblico in questi anni.
Tradizione - Cattolicesimo & Politica
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