"Voi avete ben meritato della Chiesa"
Queste le parole pronunciate nel 1927 da Papa Pio XI durante uníudienza alla famiglia Lefebvre. Ripercorrendo le tappe della vita di Monsignore non si può non ricordare la famiglia da cui provenne. A partire dal 1738 i Lefebvre hanno dato alla Chiesa una cinquantina dei loro figli, tra i quali un cardinale, diversi vescovi, numerosi sacerdoti, religiose e religiosi, fra i quali il famoso liturgista benedettino Dom Gaspar Lefebvre. I genitori di Monsignore ebbero otto figli, dei quali cinque divennero sacerdoti o religiose.
Sacerdote, missionario, vescovo, delegato apostolico.
L'ambiente familiare, lo spirito del collegio del S.Cuore da lui frequentato, la vita di preghiera - serviva la Messa ogni mattina alle 5.30 - l'apostolato presso i malati al quale si dedicava nell'Associazione S. Vincenzo, il suo amore per lo studio, prepararono la vocazione sacerdotale di Marcel. Entrato al Seminario francese a Roma, dopo aver regolarmente svolto il servizio militare, Marcel si laureò in filosofia ed in teologia alla Pontificia Università Gregoriana. Il 21 settembre 1929 divenne sacerdos in aeternum. Ricorderà poi di essere stato attirato per un certo tempo dalla vita dei monaci cistercensi. Ma la Provvidenza decise diversamente.Dopoun breve periodo come vicario in una parrocchia operaia di Lilla, dove si fece apprezzare per la sua fede raggiante, seguendo l'esempio del fratello Renè, entrò nella congregazione missionaria dei padri dello Spirito Santo e partì per il Gabon nell'ottobre 1932.
Iniziava così un rapporto tra Monsignor Lefebvre e líAfrica che durò intenso per trent'anni, fino al 1962, ma non si esaurì certo dopo di allora, tanto che uno degli ultimi viaggi apostolici di Mons. Lefebvre, nel giugno1990, è stato proprio in Gabon, dove è fiorente una missione della Fraternità. Appena giunto in Africa il Padre Marcel fu nominato Professore di Dogma e di Sacra Scrittura al Gran Seminario di Libreville che raggruppava tutti i seminaristi dell'Africa equatoriale Francese. Nel 1934 assunse la direzione del Seminario.Tra il 1933 ed il 1947 la popolazione cattolica del Gabon più che triplicò; il paese divenne il più cristiano dellíAfrica francofona, il secondo di tutto il continente. Quando nel 1945 il Padre Marcel fu richiamato in Francia per assumere la direzione del seminario dei padri dello Spirito Santo a Mortain, innumerevoli furono le proteste dei Gabonesi che avevano imparato ad ammirarne lo zelo missionario, líassoluta dedizione, la pietà.
Nel settembre 1947, a 42 anni, Mons. Lefebvre fu consacrato vescovo e nominato Vicario Apostolico del Senegal. Un anno dopo viene nominato delegato apostolico per tutta líAfrica francese: è così il rappresentante della S. Sede in 18 paesi africani, nei quali vi sono 45 giurisdizioni ecclesiastiche, 2 milioni di cattolici, 1.400 preti e 2.400 religiose. Nel 1955 diverrà il primo arcivescovo di Dakar, quando in Senegal verrà istituita la gerarchia locale.
Resterà delegato apostolico fino al 1959 ed arcivescovo di Dakar fino al 1962. Anche i più feroci avversari di Monsignore non hanno potuto altro che lodare la sua opera missionaria in Africa; perfino la S.Sede non ha mancato di ricordarla in termini elogiativi nel comunicato diramato dopo la morte di Monsignore. In 11 anni di lavoro come Delegato apostolico le diocesi passarono da 44 a 65. A Dakar raddoppiò il numero dei cattolici e le chiese da tre divennero 13. Líopera di Monsignore fu profondamente civilizzatrice nel senso più pieno della parola. Nellíomelia della S. Messa, per il suo giubileo díoro sacerdotale, Monsignor Lefebvre ricordò: "ho potuto vedere villaggi di pagani divenuti cristiani trasformarsi non solo spiritualmente e sovrannaturalmente, ma anche fisicamente, socialmente, economicamente, politicamente; trasformarsi perchè quelle persone da pagane che erano diventavano coscienti della necessità di compiere il loro dovere malgrado le prove ed i sacrifici, di mantenere i loro impegni e particolarmente gli obblighi del matrimonio. Allora il villaggio si trasformava poco alla volta sotto líinfluenza della grazia e del santo Sacrificio della Messa ; e tutti quei villaggi volevano avere la propria cappella e la visita del Padre. La visita del missionario! Come era attesa con impazienza per poter assistere alla S. Messa, potersi confessare e comunicare... Delle anime si consacravano a Dio; dei religiosi, delle religiose, dei sacerdoti si offrivano e si cosacravano a Lui. Ecco i frutti della S. Messa". Un secolo prima un grande apostolo della controrivoluzione, il card. Pie, aveva detto: "La questione sociale non sarà risolta che dalla questione religiosa e la questione religiosa è legata soprattutto ad una questione di culto."
"Se le nazioni occidentali che avevano il compito di elevare queste popolazioni non avessero tradito la loro missione e se la Chiesa stessa non si fosse rinnegata, invece di registrare líinqiuetante progresso dellíIslam, oggi la maggior parte dellíAfrica sarebbe cattolica", così si espresse Monsignore nel 1987. Questo spiega naturalmente le assurde accuse di razzismo che hanno perseguitatato Monsignore fin sul letto di morte. Certo è "razzista" ed "antiecumenico" chi voleva salvare le anime convertendole alla vera religione e chi faceva bruciare le capanne degli stregoni morti avvelenati dalle loro stesse pozioni. Oggi non si vuole più convertire: ai mussulmani che vogliono diventare cattolici si risponde di restare buoni mussulmani, ad Assisi ed in India abbiamo visto sacerdoti e lo stesso Pontefice sottostare a "benedizioni" tribali ed induiste. Si è ripetuto fino alla nausea che Mons. Lefebvre era contrario a nominare vescovi neri. Sempre nel 1987 Monsignore ha spiegato il suo vero atteggiamento osservando che egli si limitò a raccomandare al prudenza in un momento in cui per ragioni politiche si volevano a tutti i costi nominare al più presto vecovi negri, senza accertarsi se ne avessero le qualità. Egli raccomandava inoltre che prima di nominare degli arcivescovi negri li si nominase come ausiliari, secondo la prassi delle terre di missione. Egli stesso consacrò vescovi negri, come monsignor Ndong nel 1961, e lasciò senza alcuna riserva líarcidiocesi di Dakar al suo discepolo prediletto, uno dei due primi sacerdoti da lui ordinati in Africa, Hyacinte Thiandoum, oggi cardinale. Ma le accuse di razzismo sono state credute solo in Europa. Più volte il card. Thiandoum è intervenuto pubblicamente in difesa di Monsignore. In uníintervista al mensile "30 giorni" di questo aprile sua eminenza ha parlato del "lavoro straordinario in Africa" di Monsignore, del suo "passaggio in Senegal" come "momento davvero storico per la Chiesa e per la società", della sua "eredità spirituale fondamentale che rimane".
Nella primavera 1985 Monsignore effettuò un viaggio in Senegal e in Gabon, accolto, non è esagerato dire, trionfalmente dai fedeli, dai vescovi e dalle autorità civili, incluso il Presidente del Gabon, che gli mise a disposizione líaereo presidenziale. Vi è veramente da essere razzisti, ma alla rovescia, pensando a come tanti vescovi europei si straccino le vesti (in genere borghesi) non appena sentono parlare della Fraternità o di tradizionalisti. Quando Monsignore lasciò líacidiocesi di Dakar un coro di lodi e di rimpianti per la sua partenza si levò da tutta líAfrica francofona.
Per concludere questa parte sullíopera di Monsignore in Africa, vale la pena di citare il giudizio di un prete svizzero, Jean Anzevui, che nel 1976 pubblicò un libello contro Econe, nel quale non potè però tacere al verità sullíopera missionaria di Mons. Lefebvre: "durante i suoi trentíanni di apostolato in Africa il ruolo di Monsignor Lefebvre fu della massima importanza. I suoi compagni missionari ricordano ancora il suo straordinario zelo missionario che si rivelava nelle sue eccezionali qualità di organizzatore e di uomo di azione. Egli persuase vari ordini religiosi che fino ad allora non avevano mostrato alcun interesse per le missioni ad iniziare un lavoro in Africa. Egli fu responsabile per la costruzione di un gran numero di chiese e per la fondazione di opere di carità di ogni tipo...tutti concordano nel riconoscere la sua magnifica carriera, la sua cortesia, affabilità, la sua naturale e semplice distinzione, la dignità della sua vita perfetta, la sua austerità, la sua pietà e la sua assoluta devozione ad ogni compito intrapreso".Eístato chiesto al Cardinale Thiandoum quale fosse il suo ricordo più commovente di Monsignore: "Quello di un uomo di una devozione totale, assoluta alla causa di Dio", è stata la risposta.
Marcadores