Nota biografica
"Ecce Sacerdos magnus, qui in diebus suis placuit Deo, et inventus est justus. Non est inventus similis illi qui conservavit legem excelsi" (graduale della Messa dei Confessori Vescovi). Eccoci riuniti attorno alla spoglia mortale del nostro Padre amatissimo, del nostro fondatore e Superiore generale per lunghi anni, attorno a questo Vescovo fedele alla sua missione di dottore e pastore della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, di questo missionario infaticabile, di questo padre di una nuova generazione di sacerdoti, di questo salvatore del Santo Sacrificio della Messa nel suo rito romano autentico e venerabile, di questo combattente per la Regalità Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo: Ecco il sommo sacerdote che durante la sua vita piacque a Dio. Non se ne trovò uno simile a lui nellíosservare la legge dell'Altissimo...".
Con queste parole, inizio dell'omelia pronunciata il 2 aprile ai funerali di Mons. Marcel Lefebvre, apriamo questo nostro articolo che vuole essere un omaggio filiale ed un tributo di riconoscenza al Vescovo al quale tanto dobbiamo, come fedeli cattolici e militanti controrivoluzionari. Consapevoli della inadeguatezza delle nostre parole abbiamo almeno voluto che il titolo fosse di esemplare chiarezza. Siamo stati abituati per almeno quindici anni a vedere Mons. Lefebvre definito vescovo ribelle da una stampa laica, nella migliore delle ipotesi ignorante e disinformata, nella peggiore in mala fede, e dalla stampa cattolica ufficiale, questa sì certo in mala fede. Mons. Lefebvre è stato invece, per antonomasia, il Vescovo fedele, l'unico integralmente tale insieme a Mons. Antonio de Castro Mayer. Fedele alla S. Messa della sua ordinazione sacerdotale e della sua consacrazione episcopale, fedele al giuramento anti-modernista pronunciato in entrambe le occasioni, fedele a tutto ciò che la Chiesa ha insegnato attraverso i secoli. Non lui, ma gli altri sono stati ribelli, o meglio traditori. Bollare Mons. Lefebvre come ribelle significa condannare la fede dei nostri padri.
"Io non sono che un vescovo della Chiesa cattolica che continua a trasmettere la dottrina. - disse Mons. Lefebvre nell'omelia delle consacrazioni episcopali - Io penso che si potranno incidere sulla mia tomba, e ciò non potrà certo tardare, queste parole di S.Paolo: Tradidi quod et accepi, Vi ho trasmesso ciò che ho ricevuto, semplicemente questo". Ciò è però bastato a fare di Monsignore un faro di luce per tanti figli della Chiesa che, sgomenti, si vedevano sottrarre ogni giorno di più il pane della Verità proprio da chi aveva il compito di spezzarlo loro e, in cambio di questo pane, si vedevano offrire il veleno quotidiano del dubbio, dellíerrore, dell'eresia. Il nome di Mons. Lefebvre è stato per le anime rette un monito e un incoraggiamento a perseverare nella Fede del proprio battesimo.
..... la Chiesa, un tempo anima dellaContro-rivoluzione, dopo il Concilio Vaticano II è diventata essa stessa centro di scontro tra Rivoluzione e Contro-rivoluzione. Mons. Lefebvre, checchè dicessero le calunnie dei giornalisti, non faceva politica. O meglio la sua unica politica era quella della Regalità Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Combattendo per la Tradizione nella Chiesa egli combatteva anche per la Contro-rivoluzione nella società. Anche qui il suo modello era S. Pio X, che fulminò di condanna sia i modernisti che i democratici cristiani. Restaurando il sacerdozio cattolico, Monsignore ha lavorato non solo per la salvezza delle anime ma anche per la restaurazione della civiltà cristiana. Ci piace ricondare che alle consacrazioni episcopali del 1988 i1 primo a baciare l' anello di Monsignore ed a congratularsi per il suo atto coraggiosofu il Principe Sisto di Borbone-Parma, degno erede del carlismo.
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